PREFAZIONE
DI DONATA FRANCESCATO
I primi risultati di una ricerca, intrapresa qualche anno fa con un gruppo di studentesse di psicologia della Sapienza, mostravano che appartenere a un’associazione per i diritti degli omosessuali rendeva più agevole la costruzione di un’identità gay positiva, facilitava il coming out, ampliava la rete amicale e favoriva l’empowerment sociopolitico. Tuttavia non incideva sulla soddisfazione per le relazioni sentimentali e sessuali di gay e lesbiche, dove emergevano invece interessanti differenze di genere. I maschi gay dichiaravano di avere una vita sessuale soddisfacente e variegata, ma si dolevano di non riuscire a far durare i loro legami di coppia. Le lesbiche avevano una vita sessuale meno poliedrica, ma avevano relazioni di coppia più durature, tranne che con partner bisessuali, che talvolta si innamoravano di un uomo, e rompevano la relazione lesbica. Alcuni dei maschi interpellati attribuivano questa tendenza a essere soddisfatti dei rapporti sessuali, ma non di quelli sentimentali, all’ideologia del “sesso libero” promossa dal movimento gay prima dell’avvento dell’AIDS. Diversi partecipanti hanno ricordato che il movimento gay degli anni ‘60 si poneva come culturalmente antagonista all’ideale di fedeltà delle coppie eterosessuali, esaltava il sesso come valore a sé stante e favoriva il raggiungimento del massimo piacere con il minimo coinvolgimento relazionale. Infatti, in molti luoghi di incontro per gay, i rapporti sessuali si svolgevano al buio, erano i corpi a incontrarsi e darsi piacere, spesso senza nemmeno conoscere il nome del partner. Inoltre l’enfasi era sull’avere molti rapporti, molti partner. Infatti, alcuni dei nostri intervistati hanno affermato che prima dell’Aids avevano avuto centinaia di rapporti sessuali con sconosciuti.
Per alcuni dei nostri intervistati la lotta per le unioni gay e per il diritto di adottare e procreare figli era un indicatore del crescente interesse di molti gay di avere rapporti sentimentali duraturi e una famiglia “normale” per altri dipendeva invece dalla maggiore consapevolezza che i rapporti liberi e molteplici erano pericolosi per la salute. Alcuni invece sottolineavano come le critiche poste dal movimento femminista degli anni ‘70 alla sessualità consumista maschile, avessero aumentato il desiderio di molti gay di sperimentare una intimità sessuale e sentimentale. Altri più cinicamente hanno ipotizzato che questo interesse per relazioni più stabili fosse un frutto dell’invecchiamento del gruppo di leader gay che avevano animato le lotte sociali negli anni ‘60 e ‘70 ma che a 60 o 70 anni avevano meno successo nel procurarsi partner occasionali, perché “i gay idolatrano la bellezza e la gioventù dei corpi”.
Discutendo questi risultati con le mie studentesse, ho auspicato che qualcuna di loro potesse approfondire questo aspetto della discrepanza tra soddisfazione sessuale e sentimentale, esplorando in modo più approfondito come vivono gay e lesbiche la vita di coppia. Per questo sono stata molto contenta quando una di loro, Francesca Grimaldi, divenuta oggi una psicoterapeuta dinamica, mi ha contattato chiedendomi di fare una prefazione al suo saggio sulla coppia gay. In questo suo enciclopedico lavoro Francesca si propone proprio di “indagare come si costituisce la coppia omosessuale e descrivere le strategie psicologiche e personali di gay e lesbiche che permettono di rendere stabile, duratura e significativa la relazione.” Grimaldi sottolinea giustamente quanto la solidità di coppia sia minata e compromessa nella nostra epoca, in cui assistiamo a una sorta di “consumismo sentimentale” e a uno sfaldamento rilevante dei legami. Nella società del consumismo di massa, l’egocentrismo e l’individualismo spingono a considerare anche i partner come degli oggetti interscambiabili. Si privilegia l’appagamento dei bisogni individuali piuttosto che quelli di coppia. Tutto ciò rappresenta un terreno propizio per il tradimento, per la mancanza di impegno nella relazione e la conseguente dissoluzione dei rapporti, specie quelli omosessuali, in una società ancora omofobica.
Non è solo nel mondo omosessuale che ci si domanda perché “sia tanto faticoso nella vita di tutti i giorni trovare la piena soddisfazione sessuale e amorosa” come scrive Umberta Telfener, terapeuta sistemica nel suo recentissimo saggio (2018) “Letti Sfatti” sottotitolato “una guida per tornare a fare l’amore”. Telfener esamina i molteplici fattori che nella nostra epoca ipermoderna hanno reso problematiche e timorose le relazioni amorose, e diminuito per molti l’attività sessuale de visu e per altri tuttavia moltiplicato quella online. Telfener sottolinea come sia diventato più difficile investire sulla relazione di coppia in un contesto sociale dove dominano una libertà e possibilità di scelte infinite. Leggendo il suo poliedrico saggio, mi ha colpito quanto la vita amorosa attuale condivida molte delle caratteristiche del mondo gay pre AIDS: “il numero di partner si allarga, non essendoci più codici formali né nella scelta né nell’etica amorosa… Provare sentimenti spaventa. Il caos regna sovrano e i ragazzi, ma anche gli adulti, entrano in confusione e sempre più spesso si ritrovano soli e insoddisfatti: matrimoni che saltano dopo vent’anni di convivenza più che buona, donne fantastiche che restano sole, sperimentazioni che andrebbero bene se facessero poi dormire la notte, solitudini esasperate, coppie che dopo due anni si lasciano con un sms, trippie (tre persone che vivono insieme), poliamori, giovani che fanno sesso estremo prima di scambiarsi il numero di cellulare, donne che si concedono di essere appetibili solo dopo essersi accasate, gay conclamati che si innamorano di una donna, identità soffuse, uomini cinquantenni che temono una prova di convivenza, persone di ogni genere ed età che affrontano le relazioni considerandole una sfida con sé stessi”(pag 14).
Come psicologa di comunità io ritengo che questi mutamenti siano dovuti anche ai cambiamenti apportati dalla globalizzazione nel mondo del lavoro, e dal grandissimo sviluppo della tecnologia (intelligenza artificiale, Internet e social networks) che hanno reso accessibili a moltissimi le esperienze di altri, scatenando paure ma anche opportunità positive di cui ancora non possiamo valutare appieno la portata (Francescato, 2018). Quanto questi cambiamenti possono essere creativi e fecondi, e portare a una pluralità identitaria oltre che a creare chiusure e sofferenze, viene illustrato con una scrittura intrigante ed elegante in un piccolo romanzo di Lia Migale (2018) chiamato appunto “Innumerevoli uno” che ci trasporta negli anni ‘70 dove molti di questi movimenti di liberazione sono sorti. E dove i pionieri di queste “rivoluzioni del privato che diventa politico” hanno goduto e sofferto nei loro corpi e nella loro psiche le loro incerte, ma ricche identità personali e sessuali plurime.
Dalle mie diverse indagini, condotte in epoche diverse (Francescato 1974, 1992, 1994, 2008 2010, 2012, 2018) emerge che nella società ipermoderna anche per molti etero d’ambo i sessi, specie se giovani, siano stati ormai legittimati comportamenti sessuali simili a quelli di molti uomini gay, e che contemporaneamente molti gay hanno adottato modalità di relazione tradizionalmente femminili. Cresce dunque anche grazie ai mass media e ai social networks la conoscenza di altri modi di stare al mondo che hanno portato a un meticciato psichico in cui è diventata possibile la femminilizzazione di molti omosessuali e bisessuali e la “gaycizzazione” dei comportamenti sessuali e sentimentali di ampi gruppi di eterosessuali. Un esempio di femminilizzazione lo offrono i risultati di indagini riportate nel saggio di Grimaldi, che documentano come gli omosessuali, similmente alle donne eterosessuali, siano meno disposti a perdonare un’infedeltà sentimentale del partner, piuttosto che un tradimento esclusivamente sessuale. In questo gli omosessuali differiscono nettamente dagli uomini eterosessuali che, al contrario, non tollerano minimamente un tradimento carnale della loro partner, mentre sarebbero meno disturbati da possibili “infedeltà platoniche”. Anche Jimmy Ciliberto, citato da Telfener (2018), nota che le coppie gay più rodate, hanno operato una scissione tra l’aspetto fisico e quello psichico, e chiedono spesso al partner la fedeltà dell’intimità, ma non quella sessuale. Invece i trentenni si stanno omologando a un’idea di coppia più stereotipata che li imprigiona di più. I gay giovanissimi hanno spesso difficoltà a fermarsi, mostrano una promiscuità elevata e si accontentano di sedurre e di confermare di avere successo, rifuggendo ogni definizione e stabilità e coinvolgendosi in giochi espliciti e volatili. Ciliberto ritiene inoltre che “fino al 2000 il sesso era considerato fondamentale per la costruzione dell’identità di genere e aveva una connotazione forte nel processo di coming out. Ora assistiamo a un capovolgimento, i gay stanno lottando per una storia stabile, per il matrimonio e la possibilità di adottare, cercano il riconoscimento sociale attraverso altre dinamiche (il gay pride, le associazioni, i rapporti amicali) e investono nella formazione di una famiglia… non direi che ci sia un calo della sessualità nelle coppie gay c’è però un differente approccio al sesso: nelle coppie si sta rinunciando alla libertà a favore della continuità.” (Telfener 2018, pag 50)
Il saggio di Grimaldi offre un contributo importante alla conoscenza del mondo gay attuale, perché esplora una grande varietà di tematiche, dal coming out, alle prime esperienze sessuali, alla difficile costruzione dell’identità sessuale in una società che stereotipizza e discrimina gli omosessuali, a come sono mutati i luoghi dell’omosessualità dal battuage al sesso virtuale. Particolarmente interessanti sono i capitoli che analizzano le differenze di genere e i punti forza e i problemi delle coppie lesbiche e gay. Secondo Grimaldi, le coppie omosessuali affrontano alcune delle stesse criticità delle coppie eterosessuali: gelosie, tradimenti, inibizioni sessuali, oltre ad altre difficoltà legate alla specifica caratteristica di essere coppie formate da persone dello stesso sesso. Due maschi, infatti, in un rapporto amoroso, possono sviluppare problemi relazionali perché entrambi vogliono riaffermare la loro indipendenza e temono l’eccessiva intimità con il partner. Per le donne è più probabile che nasca precocemente una relazione fondata sulla forza e sulla consapevolezza dell’unione. Tuttavia, esse tendono alla dipendenza e alla fusione con la partner e questo può comportare delle criticità per l’autonomia individuale.
Queste differenze di genere tra omosessuali vengono riscontrate anche da altri terapeuti sistemici, che sottolineano che nel mondo gay, oggi rispetto a dieci anni fa, quando la bisessualità era repressa e giudicata negativamente, ora viene più accettata, e le oscillazioni sono più frequenti nei maschi. Per le donne solo una minoranza di lesbiche ha per obiettivo la conquista, la maggioranza delle donne lesbiche scelgono famiglie e coppie tradizionali, e vengono criticate dalle nuove femministe, di tornare a vecchi stereotipi sessuali obsoleti (Telfener 2018).Le lesbiche tendono a restare insieme anche quando l’intesa sessuale diminuisce. Rimane in queste donne la voglia di portare avanti un rapporto primario, tramite il quale, secondo Telfener molte donne rivivono e modificano il loro rapporto con la madre. Negli anni ‘70 su Effe io scrissi un articolo su come il rapporto tra due corpi di donne, riportando alla relazione con il corpo della madre, potesse favorire una regressione a un periodo evolutivo in cui il bambino non cammina, non parla, e dipende realmente per la sopravvivenza dalle cure materne, accrescendo l’intensità dell’intimità emotiva della coppia lesbica, ma anche il rischio di riportare a galla possibili problematiche di attaccamento precoce e di dipendenza. Invece quando di norma un maschietto sviluppa un contatto con il corpo paterno nei giochi di lotta e contatto fisico, di solito parla e cammina ed è già maggiormente autonomo, pertanto ipotizzavo che gli attaccamenti che provocano tremendi attacchi di panico da distacco fossero più frequenti nei rapporti lesbici che nei rapporti tra gay. L’articolo provocò molto interesse, le lettere della maggior parte delle molte lettrici e dei pochi lettori tendevano ad affermare che le loro storie confermavano le mie ipotesi e una minoranza invece le contestava. Sarebbe interessante esplorare oggi le esperienze dei giovanissimi gay che hanno avuto nuovi padri accudenti e corpi paterni accessibili da lattanti. L’articolo è reperibile anche oggi, nel sito www.efferivistafemminista.it come tutti gli articoli pubblicati tra il 1973 al 1982. Daniela Colombo ed io, che abbiamo partecipato dal primo all’ultimo numero alla pubblicazione della prima rivista femminista venduta nelle edicole in tutta Italia, abbiamo fortemente voluto rendere accessibili anche oggi le tematiche discusse in quegli anni dal movimento femminista. Molte problematiche sono ancora purtroppo attuali, come il femminicidio, la difficoltà a conciliare lavoro e famiglia, sessualità e sentimenti. Inoltre alcuni degli aspetti positivi di quel periodo storico come la voglia di lottare, e l’ottimismo utopico riemergono nelle nuove lotte femministe di questi ultimi anni.
In un periodo dove il passato anche recente sembra divenire subito passato remoto, ritengo sia molto importante, riflettere su quanto già accaduto, anche nel campo della liberazione sessuale. Grimaldi lo fa nel suo primo capitolo, ma un po’ troppo brevemente. Spero che qualche lettore di questo libro sia stimolato a proseguire in quest’analisi, includendo sopratutto come i media e i social networks influiscono nella visione della sessualità odierna. Nel mio libro: “Amarsi da Grandi” ho esaminato come i romanzi mediatici generazionali (tutti i tipi di media a disposizione negli anni in cui una persona era adolescente) e i romanzi mediatici personali (tutti i siti, i social networks, i programmi televisivi, i video giochi che consumiamo ogni giorno, per una media mondiale di un minimo di quattro ore e mezzo nei paesi sviluppati) influenzino il modo di concepire i rapporti interpersonali e tolgano tempo alle relazioni faccia a faccia che sono divenute meno frequenti.
Infatti, Grimaldi dedica un affascinante capitolo al cybersex: che può essere definito come un tipo di comportamento in cui gli internauti simulano, attraverso dispositivi informatici, quali webcam e microfoni, effettivi amplessi sessuali, descrivendo le loro azioni al loro partner virtuale. L’interazione avviene per microfono, per iscritto o per videochiamata, e ha lo scopo di stimolare le proprie fantasie sessuali. Il cyber sex può realizzarsi attraverso una modalità asincrona, tramite l’invio di messaggi differiti nel tempo, oppure in modalità sincrona, attraverso la messaggistica istantanea, chiamata vocale e videochiamata, rese possibili grazie a programmi come Skype e Messanger, i testi di questi messaggi esplicitano in modo diretto fantasie o desideri erotici e richieste sessuali che vengono indirizzati al proprio interlocutore virtuale. Le chat e determinati siti di incontri, permettono l’attuazione del cyber sex e diventano strumenti indispensabili per i gay che non si sentono sicuri e a proprio agio nel frequentare luoghi di battuage o per quelle lesbiche che faticano a conoscere potenziali partner. Grimaldi analizza i risultati di diverse indagini che mostrano, infatti, che l’uso del cybersex sia più frequente tra omosessuali che celano la loro omosessualità rispetto a omosessuali che la rivendicano. Per questi ultimi il cyber sex rappresenta principalmente una modalità per trasgredire, trastullarsi eroticamente, discutere di sesso e abbordare dei partner. Per gli omosessuali che nascondono la loro omosessualità, il cyber sex diventa la modalità principale con cui trovare partner, e può trasformarsi in una dipendenza da cybersex. Questa tipologia di dipendenza si esprime tramite la ricerca compulsiva di contenuti sessuali in rete e porta gli individui affetti a investire considerevole tempo e risorse nello scaricare, utilizzare, commercializzare materiale pornografico online, o nell’utilizzare sex chat per soli adulti. Anche qui emerge una differenza di genere, le lesbiche utilizzano il cybersex in misura molto minore degli omosessuali maschi. Particolarmente pregevoli
mi sono sembrati anche i capitoli del saggio dedicati agli stili di attaccamento e alle tipologie di coppie e alle fasi della vita di coppia secondo il modello teorico di Sternberg. I contributi più originali e potenzialmente utili si trovano però nella parte finale del saggio, dove Grimaldi esamina in dettaglio come gestire meglio i conflitti nelle coppie omosessuali. Particolarmente stimolanti gli esercizi individuali proposti ai lettori per combattere l’omofobia interiorizzata.
Questo libro dunque potrà essere letto con particolare profitto e piacere dagli appartenenti alla comunità LGBT, dai loro parenti e amici e da tutti coloro che sono in fase di esplorazione identitaria. Ma non solo. Può interessare anche tutti noi eterosessuali, in quanto solo quando capiremo meglio, come molte problematiche relazionali siano comuni a tutti, ci sentiremo più uniti da quello che condividiamo, che separati da quello che ci distingue e diventeremo una società meno omofobica. Ma interesserà anche psicologi, psicoterapeuti, e in generale operatori nel campo della salute mentale che potranno beneficiare del grosso impegno che Francesca Grimaldi ha profuso in questo saggio, per accrescere le loro conoscenze del mondo gay e per aiutare i loro clienti di qualsiasi orientamento sessuale.